lunedì 23 aprile 2012

Maurizio Asquini intervistato da Parole Letterarie


1.      
  
     Lei è uno dei partecipanti al premio Casa Sanremo Writers, con quale opera ha partecipato? Come è nata l’idea di partecipare al concorso?

Ho partecipato con il romanzo “Dio ingannatore” edito da Caputo edizioni. Seguo e partecipo a diversi concorsi, sia con i romanzi che con i racconti, con la soddisfazione di vincerne parecchi. Il romanzo è giunto primo classificato a tre premi: Alabarda d’oro, Garcia Lorca e il Trofeo Penna D’autore. È sempre un’emozione partecipare e appena ho letto il bando del vostro prestigioso premio… non ho resistito alla tentazione.

2.     Innanzitutto, se me lo concede le chiederei di dirci qualcosa su di lei, per conoscerla. Da dove viene, che fa nella vita …

Novarese, presto cinquantenne con un lavoro e un’istruzione completamente lontana dalla letteratura. Un lavoro per nulla prestigioso dove spesso rispecchia la realtà dei miei protagonisti: il perdente! Potete conoscermi visitando il mio sito: www.maurizioasquini.com

3.     Ci può dire qualcosa della sua opera?


Il romanzo Dio ingannatore, che ha questo titolo che lo presenta “blasfemo”, che in realtà è nulla di tutto ciò. E’ un romanzo breve, di stile biografico e che è stato al centro di un’assurda polemica. Il mio editore durante un tour promozionale, ha ricevuto numerosi rifiuti e critiche a seguito del titolo e dalla copertina, trovando così numerose rinunce da parte di associazioni e da giornali che hanno criticato il romanzo sicuramente senza averlo neppure letto, malgrado che il romanzo narra tutt’altra storia e il titolo e la copertina non hanno nulla a che vedere con Dio e con la religione.
Il protagonista è un giovane ragazzo che vive un’esperienza molto difficile a causa del suo ritardo mentale, causato da una malattia che lo ha colpito all’età di tre anni e racconta la sua storia narrando gli eventi in maniera delicata attraverso gli occhi, appunto, di ragazzo diverso comprendendo le proprie limitazioni condannando la malattia che lo ha colpito durante la prima infanzia.
Il protagonista è dapprima protetto dalla mamma, una ragazza madre che affronta da sola la vita. Una donna di carattere, ambiziosa; una donna volonterosa e devota a Dio. Suo Unico sogno sarà una casa per sé e per il figlio; una casa alla fine conquistata con grossi sacrifici e un mutuo che crea delle grosse difficoltà.
 Ma poi arriva la malattia della mamma, che il figlio vede i segni senza capire, e in seguito la morte che egli vive solamente come un temporaneo allontanamento.
Unica guida per il figlio – e questo è il punto forte del romanzo - rimarrà un quaderno, scritto dalla mamma prima della morte, con scritte regole dettagliate su come affrontare ogni aspetto della vita.
Vane saranno le speranze della defunta mamma nel illudersi che il proprio figlio riesca a pagare la casa e a mantenere vivo il suo sogno. Il protagonista, a causa delle scarse risorse finanziare, arriverà al punto di perdere la casa.
Perché Dio ingannatore?
“Dio aiuta le persone di buona volontà.” insegnerà la mamma al proprio figlio, ma lui non comprende mai nulla di ciò che gli spiegano ed è costretto a continue rassicurazioni. Alla fine, in preda alla disperazione e sul punto di morte dovrà ricredersi sulla propria fede:
“Dio ci ha ingannato. Dio non aiuta le persone di buona volontà.” Dirà la sua mamma in preda alla disperazione e sul punto di morte.
Nella seconda parte del romanzo entra una nuova figura: un anziano signore che si stabilisce nella casa a fianco la sua e che condurrà una vita misteriosa in estrema segretezza.
Si tratta di un ex criminale nazista che ottiene gli arresti domiciliari. Un vecchio malvagio, incattivito dagli anni di solitudine trascorsi in carcere.
Alla fine, questo crudele personaggio, ormai costretto ad un ritorno nel carcere a causa della scadenza degli arresti domiciliari e dallo scandalo creatosi appunto per la sua parte di libertà ottenuta, approfitterà dello stato mentale del giovane protagonista e gli consegnerà un quaderno simile a quello che gli ha lasciato la sua mamma in punto di morte, incaricandolo di raggiungere una località della Jugoslavia dove, durante la guerra, il capitano aveva nascosto dei beni preziosi confiscati agli ebrei.







4.     È molto che scrive? Da cosa è nata l’esigenza di scrivere?


In verità scrivere non è mai stata la mia vera passione; inizialmente avevo mirato alla sceneggiatura ma lì è un terreno irraggiungibile e non ci sono possibilità di esordire. In seguito, per puro caso, ho convertito una bozza in romanzo ricevendo da vari lettori dei giudizi molto incoraggianti.  Alla fine partecipando ai concorsi letterari e ai loro risultati in maggior parte positivi mi hanno aiutato a continuare. Diciamo che all’inizio non partecipavo neppure alle premiazioni ma dopo ripetuti risultati ho iniziato a crederci.
Ora scrivere è per me un talento riscoperto e un “dovere” verso me stesso.


5.     Che effetto ha avuto e ha la scrittura sulla sua vita? La rende migliore o peggiore?

La scrittura mi ha dato la possibilità di conoscere persone a dir poco magnifiche che mi hanno spesso aiutato e indirizzato a una cerchia di gruppi legati alla letteratura dove ho imparato a migliorare con l’esperienza e organizzare incontri con il pubblico. Le occasioni che hanno maggiormente identificato la mia vita sono stati i premi che oltre a incontrare personaggi legati all’editoria e allo spettacolo, mi hanno dato la possibilità di visitare molte località che non avrei mai avuto l’occasione di conoscere.
Non saprei se la lettura abbia migliorato la mia vita, sicuramente non l’ha peggiorata moralmente, ma di certo non è migliorata finanziariamente! Purtroppo per noi esordienti di questo non si campa…

6.     Come percepisce lei l’esercizio letterario, cioè che ruolo ha la letteratura nel mondo moderno?

Suppongo che sia finita l’era dell’autore che si escludeva dal mondo per scrivere un lungo romanzo. Ora, grazie innanzitutto alle tecnologie come lo sono il PC e Internet, la possibilità di scrivere e farsi conoscere è stata molto potenziata. Sono cambiati i temi e i personaggi come sono cambiate le storie e i gusti letterari del pubblico.

7.     Se dovesse definire il suo stile con tre o quattro aggettivi, quali userebbe?

Realista, scorrevole, ironico e imprevedibile.


8.     Posso chiedere qual è il suo autore preferito? Qual è il suo ideale letterario?

Il mie autori preferiti sono Niccolò Ammaniti (dei tempi di “Ti prendo e ti porto via” e Sebastiano Vassalli per la loro concretezza nel saper narrare una storia uscendo spesso dagli schemi classici.
Il mio ideale se sottinteso come stile, sarebbe il biografico con storie legate al neorealismo moderno con tutti i vari problemi che ci affliggono, ma raccontati con un velo d’ironia.

9.     Come percepisce l’attuale scenario letterario italiano? Pensa che ci sia sufficiente attenzione agli esordienti?
Assolutamente no. Ogni giorno nel nostro paese nascono centinaia di nuovi autori. Alcuni nascono da editori che richiedono un contributo per pubblicare o addirittura col Self-publishing. Giornalisti e i media in generale, diffidano gli esordienti specialmente se pubblicano con case editrici minori. È la triste realtà che un esordiente deve conoscere, ma bisogna lottare per emergere e far conoscere il proprio lavoro.


10.                       Cosa si potrebbe fare per migliorare?
Un grosso aiuto per gli esordienti è stata la pubblicazione in formato Ebook. I vantaggi (in modo particolare per i piccoli editori), sono notevoli: si eliminano i costi di stampa, ma soprattutto ci si può avvalere di una distribuzione accessibile e ampia, cosa che per i libri cartacei risulta impossibile.  Per farvi un esempio, la distribuzione del mio romanzo nel formato tradizionale (cartaceo) ha subito delle grosse difficoltà a livelli legati alla distribuzione, ma lo scorso anno con la pubblicazione nel formato digitale, il romanzo ha persino raggiunto la classifica nei primi dieci posti delle maggiori piattaforme di vendita di romanzi in formato Ebook.

11.                       Ha nuovi progetti letterari in cantiere?
A giorni uscirà il mio nuovo romanzo, “Io non rispondo”, menzionato con diploma d’onore nel 2007 al Salone del Libro di Torino per il premio Il Camaleonte Città di Chieri. Un tempo in cui non credevo ancora ai successi e per la prima volta mi presentavo a una cerimonia di premiazione.

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