lunedì 31 ottobre 2011

I PESCI NON CHIUDONO MAI GLI OCCHI di Erri de Luca





Autore: ERRI DE LUCA
Titolo: I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI
Editore: FELTRINELLI
Pagine: 115
Prezzo: 12 €


RECENSIONE

L’importanza della parola, frammista tra “spazi lunghi di silenzio” risuona tra le pagine dell’ultimo libro di Erri De Luca “I pesci non chiudono gli occhi” Feltrinelli editore. La propria infanzia, quei dieci anni di sabbia e di pesca, rivissuti all’ombra dei ricordi vividi che si riallacciano ai momenti della propria vita di adulto, sembrano creare un ponte tra il silenzio , pieno di mistero, e la voce che si districa tra i muri di una città diversa, tra le grida di rivolta e gli ansiti soffocati di un sentimento nascente. La spiaggia dei pescatori rappresenta il punto fermo, la serenità di momenti in cui si permette al corpo di crescere, anche attraverso i colpi inferti ingiustamente – perché “dovrà venire un corpo nuovo” - diventa una palestra di vita su cui costruire un proprio sé, lontano dall’apparenza e privo di un ruolo da esibire necessariamente. Il risuonare dei fuochi d’artificio a cui il protagonista bambino si sottrae perché si ripeterà nella vita vera, nel fragore dei colpi in guerra, retaggio antico attraverso i racconti di sua madre, sola eppure protagonista della propria esistenza, incarna in un certo senso quella “voce” che si sentirà chiara o soffocata, protettiva o a tratti aggressiva in tutto il racconto, ma soprattutto quella “voce giusta” che lo trattava da persona e non da bambino. La Parola diventa una sorta di “passaggio di consegne” tra i “pensieri che se ne vanno con le onde” e la realtà da vivere, si tratta di parole spesso non dette mascherate da ritrosia o da desiderio di guardare con gli occhi aperti la realtà, che spesso travolge. E “le lacrime antiche di impotenza” richiamano al muto ricordo assenti che hanno bisogno di una voce che li faccia vivere, per non farli disperdere nel fragore di una vita vissuta di corsa che non lascia spazio al silenzio della nostra anima.

Ilde Rampino

sabato 29 ottobre 2011

STORIA DELLA MIA GENTE, di Edoardo Nesi





Autore: EDOARDO NESI
Titolo: STORIA DELLA MIA GENTE
Editore: BOMBIANI
Pagine: 161
Prezzo: 14 €



RECENSIONE

Lo sappiamo tutti, un libro è bello quando ti tiene incollato allo scorrere delle parole anche se hai altro da fare, molto altro da fare. 
E “Storia della mia gente” è un libro così. 
Inizialmente ti dici che, in fondo, questo argomento della crisi del distretto tessile di Prato a causa dell’avvento della globalizzazione è più un argomento da saggio socio-economico, che non da romanzo vincitore del Premio Strega. Però ti bastano poche pagine per capire che non è così e che sei di fronte ad un vero Premio Strega, perché riesci a sentire l’autenticità e la tensione esistenziale degli scrittori veri.

Mentre racconta la parabola della sua azienda di famiglia, il Lanificio T.O. Nesi & Figli S.p.A., e della difficile decisione di chiuderla, Edoardo Nesi affronta il suo dramma personale, l’abbandono dell’età dei sogni di ricco rampollo di una famiglia industriale di provincia, per un risveglio alla maturità di imprenditore fallito, che tuttavia conserva la sensibilità dello scrittore. Questa sensibilità gli permette di mettere le mani nella rabbia profonda del vedere come un incontrollato processo di allargamento dei mercati ha costretto la piccola imprenditoria tessile italiana al soffocamento. Il libro è attraversato da una critica durissima e frontale agli economisti teorizzatori del villaggio globale, alle multinazionali e ai politici nostrani: «Durante gli anni novanta, subito dopo che la Cina entrasse nel WTO e ai suoi prodotti fosse concesso di invadere l’Occidente come un’onda in piena, i nostri politici giravano il mondo sorridenti a firmare accordi che avrebbero minato la prosperità dell’Italia, spalleggiati dai nostri economisti che approvavano e incoraggiavano, ripetendo in ogni intervista il dogma bambinesco che la totale liberalizzazione degli scambi commerciali avrebbe portato al mondo – a tutto il mondo, senza distinzione – molti più vantaggi che svantaggi».     

A questa critica amara, si affiancano i ricordi interiori dell’autore, delle sue estati solitarie negli Stati Uniti, le sue letture di Fitzgerald, i viaggi in Germania per vendere i propri tessuti, ricordi e riflessioni che però conducono alla consapevolezza e alla crescita, che lo spinge a concludere: «Ora so che non vivrò più nell’accecante splendore fitzgelardiano nel quale mi pareva di vivere quand’avevo diciott’anni e i miei sogni non avevano confini e il futuro era un gran regalo brillante e la vita era leggera e lucida come la seta, e tutt’intorno a me chiunque poteva provare a diventare imprenditore e a sentirsi padrone del proprio futuro, persino io. so che sono servo dei miei libri e della mia famiglia, e il mio destino è scrivere. Finché potrò. Oggi però voglio continuare a camminare insieme alla mia gente. Non so bene dove stiamo andando, ma di certo non siamo fermi».

Sandro Minghetti

martedì 25 ottobre 2011

NASCE PAROLE LETTERARIE

Cosa sia "Letteratura" e cosa no è sempre difficile da stabilire. Solitamente è il tempo a decidere. Anche i grandi critici talvolta si lasciano sfuggire sotto il naso i grandi scrittori o i grandi poeti e magari li stroncano con leggerezza.
Eppure l'esercizio di esprimersi sullo scritto appena letto rappresenta un diritto insopprimibile di chiunque. Stabilire se una storia ha per noi un valore profondo è quasi una necessità umana.
Per questo nasce PAROLE LETTERARIE. Un blog in cui si pubblicano recensioni e si parla di letteratura, senza alcuna velleità di riconoscere ciò che ci supererà, ma senza l'arroganza di chi vuol esimersi dal giudicare.
Da qui passeranno scrittori molto noti e scrittori meno noti, poiché è sempre dall'incontro tra letterature di generazioni diverse che si piantano i semi da cui crescerà l'arte del futuro.
PAROLE LETTERARIE è un blog serio per certi versi, ma pure un blog leggero, come la leggerezza che sempre un buon libro dovrebbe infondere nell'anima di chi lo legge.

Grazie di seguirci.