domenica 22 aprile 2012

Intervista allo scrittore Stefano Pietri


1.      

     Lei è uno dei partecipanti al premio Casa Sanremo Writers, con quale opera ha partecipato? Come è nata l’idea di partecipare al concorso?

Ho partecipato con il mio secondo romanzo, “Non credevo di trovarti su face book”, Aletti editore. Conoscevo già il concorso, me ne avevano parlato.  Mi sembrava molto interessante e diverso dagli altri concorsi. Quindi quando ho visto il bando, ho pensato subito di partecipare… e sono giunto in finale!

2.     Innanzitutto, se me lo concede le chiederei di dirci qualcosa su di lei, per conoscerla. Da dove viene, che fa nella vita …

Sono nato a Roma, dove vivo e lavoro, in un’azienda di telecomunicazioni. Ho diversi hobbies: sport, musica, cinema, ma la mia passione principale è la scrittura. Per anni ho curato su un magazine giornalistico su web: www.bau.it una rubrica di satira (Hot dogs – la voce del Bastardino). Sono giornalista pubblicista e quando posso, collaboro con alcune testate.

3.     Ci può dire qualcosa della sua opera?

E’ la storia di un quarantenne (del quale non viene mai espresso il nome) che, attraverso appunto il social network “facebook”, ritrova una giovane donna che, molti anni prima, all’epoca in cui erano bambini, era stata la “sua prima fidanzatina”. La contatta “chiedendole l’amicizia” come si fa su fb ed inizia un simpatico scambio di messaggi, che porterà i due a darsi appuntamento per rivedersi dopo tanto tempo. La storia si sviluppa sul rapporto che ri-nasce inaspettatamente tra i due, con un’altalena di emozioni, riflessioni, sensi di colpa ed un po’ di mistero, che sono gli elementi portanti del romanzo.


4.     È molto che scrive? Da cosa è nata l’esigenza di scrivere?

Il mio rapporto con la scrittura nasce al primo anno delle scuole superiori. La notizia dl rapimento di Aldo Moro e l’uccisione della sua scorta mi toccarono a tal punto che scrissi sul diario una sorta di articolo, cercando di mettere le mie considerazioni in un modo simile a quello usato sui quotidiani, come se fossi un giornalista, mestiere che avrei sempre desiderato fare. Successivamente cominciai a scrivere i testi per le canzoni del gruppo musicale che avevo messo in piedi e successivamente per me stesso. Da lì nacque la passione per la poesia alcune poesie sono state scelte in più concorsi e pubblicate in alcune antologie). Da qualche anno sono ritornato anche alla “prosa” con alcuni racconti, anche questi di prossima pubblicazione, e diari di viaggio, uno dei quali, “Un Tombolino in America”, ha anche vinto un premio in un concorso di www.7Mates.com.
Nel 2007 è uscito “Uozzamericanboys”, breve romanzo dedicato ad Alberto Sordi e nel marzo 2011 è uscito il mio secondo libro, “Non credevo di trovarti su facebook”, che sta riscuotendo un discreto successo (è già in ristampa), pur non essendo io un autore conosciuto e non avendo a mio sostegno alcuna pubblicità.

5.     Che effetto ha avuto e ha la scrittura sulla sua vita? La rende migliore o peggiore?

Credo che scrivere sia innanzitutto una passione e, come tale, va coltivata ed alimentata. Nasce dal piacere di leggere e di osservare, dalla curiosità per le persone e per il mondo. Mi piace affrontare temi importanti ed impegnati, ma soprattutto raccontare storie e stati d’animo, non disprezzando toni umoristici, spesso usati per sdrammatizzare. Ritengo inoltre che la scrittura abbia anche un effetto taumaturgico, sia insomma una sorta di liberazione, un modo per esprimere quello che si ha dentro e che spesso non si riesce o non si può dire a parole. Quindi, tornando alla domanda, credo che la scrittura mi renda migliore.

6.     Come percepisce lei l’esercizio letterario, cioè che ruolo ha la letteratura nel mondo moderno?

E’ un discorso molto complesso, vasto. Cercando di sintetizzare, ritengo che la letteratura abbia sempre avuto una grandissima importanza e nel mondo moderno ha contribuito sicuramente alla formazione culturale, ma anche ideologica. Credo che in genere non si possa prescindere dal pensiero espresso attraverso i libri. Questi li possiamo scegliere, mentre molte altre cose ci vengono praticamente imposte. E’ chiaro che ai giorni nostri quasi tutti possono scrivere, ma soprattutto pubblicare un libro, quindi il rischio di voci “deliranti” c’è, ma credo che la maggior parte delle persone che amano leggere e tenersi informati sappia discernere tra i “prodotti” di valore e quelli da… evitare.

7.     Se dovesse definire il suo stile con tre o quattro aggettivi, quali userebbe?

Scorrevole, perché me lo hanno detto tutti quelli che hanno letto i miei libri. Intenso, perché cerco di dare il senso di profondità interiore con cui i protagonisti vivono le loro vicende. Ironico, perché cerco spesso di sdrammatizzare con dialoghi o personaggi divertenti e graffianti. Emozionante infine, perchè me lo hanno scritto diversi lettori e, tra i vari complimenti che mi sono stati fatti, questo credo sia il più bello e gratificante.

8.     Posso chiedere qual è il suo autore preferito? Qual è il suo ideale letterario?
Non ho un vero e proprio ideale letterario o autore preferito in assoluto. Capisco che non posso fare qui un elenco e quindi rispondo brevemente che amo il thriller, specie quello psicologico e il romanzo sentimentale intenso e non banale, mentre leggo con piacere particolare Ammaniti, Mazzantini e De Carlo tra gli italiani, Stephen King, Nick Hornby e Orwell tra gli stranieri.


9.     Come percepisce l’attuale scenario letterario italiano? Pensa che ci sia sufficiente attenzione agli esordienti?

Sì, secondo me c’è attenzione, però più da parte dei lettori che degli editori. E’ difficile trovare una casa editrice che si assuma il rischio di pubblicare un esordiente o comunque un autore che non sia conosciuto, a meno che non ci sia un contributo economico da parte di questo… Sicuramente quello che mi ha colpito di più in questi ultimi due anni in cui ho avuto modo di scambiare opinioni e di conoscere molti appassionati di lettura e scrittura (soprattutto tramite facebook) è il gran numero di scrittori che c’è in Italia, donne soprattutto. Sono (siamo) un numero veramente elevato se rapportato al numero di libri che vengono letti.


10.                       Cosa si potrebbe fare per migliorare?

Mah, non è facile… però forse si potrebbe agevolare gli editori nella pubblicazione di quelli che loro ritengono dei possibili nuovi bravi autori. Si potrebbero creare concorsi importanti proprio per scrittori non conosciuti, dare l’opportunità di pubblicare gratis. Ci sarebbe forse una maggiore selezione, ma anche qualche opportunità in più per chi veramente merita.


11.                       Ha nuovi progetti letterari in cantiere?

Sì, più di uno. Ho finalmente cominciato a mettere su carta (o meglio su pc) alcune idee che vagavano nella mia testa da tempo. Non so quanto tempo ci vorrà, però credo più di quanto ho impiegato a scrivere il libro precedente, che è scaturito di getto, da un’idea improvvisa e così coinvolgente, che mi ha permesso di lavorarci anche di notte, senza accorgermi delle ore che passavano. La nuova storia credo sia più avvincente, c’è qualcosa di molto misterioso e quindi è più complessa anche la stesura. Vedremo quanto ci vorrà per completarlo.

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