martedì 6 maggio 2014

ROBERTO BERRUTI, IL NEW BEAT ITALIANO.



Vi proponiamo l'intervista rilasciata alla redazione di Parole Letterarie da uno dei maggiori esponenti della poesia new-beat italiana, Roberto Berruti.



1.       La sua raccolta poetica LUCIDA FOLLIA è la prima opera che pubblica, ma sappiamo che scrive poesie da molti anni… Vuole raccontarci come nasce e si sviluppa il suo rapporto con la letteratura?

Ho iniziato a scrivere negli anni già nella forma della poesia breve o della lettera d’amore, catturato nel facile e consueto schema dell’adulazione del femminile, quindi per attirare l’attenzione. Il distacco che ne seguì dallo scrivere fu direttamente proporzionale alle disillusioni sperimentate ma non comprese. Tornai a scrivere un breve romanzo rimasto inedito sul tema della “fuga dalla realtà” ma con la novità di un barlume di attenzione a me stesso. Ma ero solo all’estremo opposto dell’oscillazione del “pendolo” .
Ora la scrittura è la tecnica di meditazione che più amo.
Scrivere, affidare alla carta, come una forma di catarsi liberatoria, emozioni, sentimenti, osservazioni e questo mezzo si è sempre rilevato efficace per oggettivizzare al di là della mente sensibilità anche sottili che diversamente sfocerebbero in nuvole di pensieri.
A rendere più naturale questo approccio ha contribuito anche la mia ricerca interiore che prosegue costante e trova nella espressione poetica la sua forma artistica.

2.       Perché l’opera si intitola proprio Lucida Follia?
La società ci ha insegnato a considerare la follia, e la sua manifestazione estrema della pazzia, come un comportamento che infrange tutte le regole del buonsenso, dell’educazione, del rispetto per se e per gli altri e che si indirizza in senso distruttivo o autodistruttivo.
Ciò è molto assonante con il fatto che l’individuo non debba dare fastidio al coro collettivo che si manifesta soprattutto nell’era contemporanea con un robotizzata propensione al profitto o comunque ad un attività che metta ognuno nella necessità di muoversi sempre con una meta, uno scopo, stando anche zitti e buoni mentre si attraversano le difficoltà quotidiane.
Ciò sedimenta una rabbia alla quale ci si abitua al punto che sono molte , troppe, le persone che ne negano addirittura l’esistenza dentro di loro, salvo poi notare come possono reagire di fronte ad una precedenza negata ad un incrocio stradale.
La mente ci attira verso la trasgressione per poi ammonirci sulle conseguenze, colpevolizzandoci in modo da farci rientrare al più presto nei consueti costumi.
Per questo motivo, ad esempio, esistono i club privèe, la prostituzione, il tifo calcistico esasperato…
Consapevole che la follia risiede invece, ad esempio, nel comportarci non piu come esseri senzienti ma come canovacci teatrali automatici in scena su palcoscenici di cemento, la pratica consapevole della follia consiste nel coltivare dentro di me l’essere non identificato con le attività robotizzate, le reazioni automatiche ed osservare la mente come lavora , se lasciata galoppare, a favore delle mie paure.
La lucida follia di coltivare e realizzare azioni che varcano i confini dei ruoli pirandelliani.
Mi piace questa dimensione dell’essere, la pratico di continuo, dal semplice respiro al lavoro quotidiano sulla piazza del mercato, dalla rabbia al sesso, dalla nostalgia al dolore, e per questo ne ho fatto il titolo della raccolta.


3.       Ci sono degli autori o dei personaggi a cui la sua poesia si ispira?
Mi piace dire la verità e la verità è che non ho modelli di stile, per me la poesia è l’espressione più viva del mio proprio privatissimo modo di percepire la realtà, la mia essenza. I Maestri che ho incontrato e che mi stanno accompagnando nel viaggio tormentato dentro le mie contraddizioni mi hanno insegnato a non giudicarmi, ad amare gioie e dolori, facendomi sperimentare però che il dolore è un eccezionale veicolo di ricerca spirituale. Per cui ecco che da sempre ho seguito e ammirato Pasolini e il suo scavare dentro se e dentro gli anfratti più improbabili per cogliere lumi di umanità irrinunciabili. Ecco Alda Merini e la sua pazzia consapevole, il dolore di essere, lo stile secco asciutto, ecco Pavese che testimonia fino al suicidio la difficoltà del mestiere di vivere, ecco Leopardi e il suo romanticismo.
Anime salve, cuori aperti a rischio di restarci sotto, esseri senza pelle di protezione, lumachine senza guscio, ingenui e delicati sui quali l’Esistenza ha portato tempeste ma anche la capacità di gioire per un nulla…
E la stessa follia lucida l ho trovata in Urlo di Ginsberg, consapevole di essere libero dentro…
Un attenzione particolare al vecchio Guevara che col fucile in mano invitava a non smarrire mai la tenerezza…

4.       Uno dei temi che colpisce nel suo mondo poetico è certamente quello erotico, che domina molti dei suoi componimenti. Ma lo affronta in modo singolare... Ce ne vuole parlare?

Prima di tutto intendiamoci sui confini del tema. L’Eros e non il Sesso: due zone di azione molto vicine ma con sfumature diverse. Capacità erotica, capacità di esprimere sensualità, essere attrattivi possono esprimersi senza atti sessuali, addirittura senza nemmeno toccarsi, mentre il sesso come viene rappresentato ha bisogno di mostrare se stesso, di dimostrare potenza, materia…
L’erotismo è materia raffinata, diverso dal sesso inteso come desiderio materiale compulsivo che affolla la mente e il’immaginario individuale e collettivo come mezzo di affermazione del sé.
A parole tutti i maschi sono come Siffredi e tutte le femmine come Moana, poi quando capita di andarci a letto (o dove accada il sesso) se ne scoprono le realtà e di quei difetti soprattutto ci si innamora, e qui iniziano i guai, perché falling in love si può cadere in illusioni e proiezioni di ogni genere, con conseguenti delusioni e depressioni.
E le storie si ripetono sempre uguali.
Il mio erotismo è “respirato”, cioè consapevole ma non per questo legato a schemi e limitato.
Osservarsi, osservarmi dall’esterno, ci ho sempre giocato con questa cosa fin da ragazzo, quando accade esiste, poi non esiste più, un po’ come una festa estiva in piazza.
E con ciò mi interessa non tanto descrivere ciò che accade fuori, piuttosto ciò che accade mentre quel “fuori”, la marionetta di carne, agisce.
Non c’è un modo di fare sesso che mi piace più di altri; è tutta una variante dello stesso gioco.
Le costrizioni mentali della nostra società malata, da un lato di sessuomania dall’altro di sessuofobia, producono paure in contraddizione tra loro stesse: paura di essere asessuati e quindi per reazione cercare sesso in ogni modo, paura di essere troppo sessici e quindi rifuggirlo come se fosse più divertente fare la spesa .
Scegliere, creare un gioco sessuale e condurlo condividendolo fino in fondo, questo mi piace scrivere in poesia, assumermi la responsabilità di condurre o di essere condotto o di scegliere insieme le fantasie più adatte.
E se si legge bene, i giochi di cui parlo non hanno soggetti solo attivi e altri solo passivi: i ruoli si intercambiano anche più volte perché è così che si fa se si vuole giocare bene.
E l’amore profondo è lo scenario dove tutto ciò può accadere al meglio, amore profondo per se stessi e condiviso senza condizioni con chi con un sorriso complice ci dice che non esiste alcun altro posto o persona dove potersi esprimere con libertà.
Il mio erotismo persegue una libertà interiore dagli schemi relazionali e dalla paura di essere.

5.       La sua è anche un poesia della ricerca interiore, e questo è un altro tema dominante della raccolta. Che tipo di spiritualità trova il lettore nella sua opera?

La rivoluzione interiore consiste nel cambio di punto di vista dal quale osservare le cose. Le religioni tradizionali propongono da millenni un approccio basato sulla fede: credere in una versione della realtà senza alcuna possibilità di discussione. E’ ancora così, ancora oggi, e milioni di persone non si accorgono di quanto rinuncino a tante potenzialità per cogliere ciò che è sotto gli occhi, davanti agli occhi…la coscienza delle cose di cui è capace l’essere umano trova nelle verità apodittiche una enorme limitazione. Potrei definire laicismo il mio punto di vista, ma non amo gli “ismi”, sono sempre sinonimo di eccesso.
C’è indubbiamente qualcosa di incorporeo nell’essere umano che fa girar la testa, vertigine che induce a trovare rifugio nelle credenze che danno l’illusione della sicurezza e il calmante della apparente tranquillità. Tutto ciò per non correre rischi…e così si finisce per correre un rischio ancora più grande cioè sprecare la vita ad avere paura di vivere.
Amo gli insegnamenti di personaggi come Eckart Tolle o Osho che, suggerendo di portare l’attenzione innanzitutto al respiro, indicano una strada efficace per uscire dai deliri della mente quando identifica l’essenza della vita, che non si percepisce più, con le vicende materiali e condurre a pericolose derive di disistima distruttiva.
Sperimentare. Questo l’invito rivolto dai Maestri, da sempre, anche da Gesù il Cristo, la sua parola tramandata ormai da millenni attraverso molteplici interpolazioni ha un’origine che possiamo ritrovare nel fondo di noi stessi: ama il prossimo tuo come te stesso, un versetto che è stato letto a senso unico, tralasciando la seconda parte che è il presupposto della prima, non il contrario. Insegna che in realtà siamo tutti “uno”, particelle di un unico universo, l’altro è il nostro “io” riflesso.
Sperimentare direttamente su di se, senza paura, affrontando la paura della vertigine, ricreare da zero la propria vita, anche sul piano materiale, dar quindi corpo ai sogni è il gioco della vita.
Se lo si inizia ci si appassiona, ma per iniziarlo bisogna accettarsi per ciò che si è: siamo fatti di gioia e amore, ma anche di rabbia pazzesca, di pigrizia e di iperattività, bestemmiamo o invochiamo, e le nostre povertà sono sempre presenti come le ricchezze. L’apparenza reddituale ci porta fuori centro in questo mondo ormai globalizzato dal capitalismo del profitto.
Ci sono delle tecniche per entrare in contatto con noi stessi: adatte a tutti, sono assai semplici ed efficaci, ma richiedono una determinazione molto forte: chi è curioso le incontra, gli altri continueranno a lamentarsi senza alcuna consapevolezza fino alla morte fisica.
Gurdjeff ci ha lasciato un suo pensiero che voglio ricordare: inutile sprecare parole per chi non vuole aprirsi alla comprensione, con questo tipo di persone è meglio tacere….

6.       Ha nuovi progetti letterari in cantiere?

Sto lavorando da tempo ad un testo che esplora in modo inedito il tema della sessualità maschile. Non voglio anticipare nulla, mi limito a precisare che è tempo di finirla con la retorica del desiderio per dedicarsi a prendere atto di realtà che, proprio perché non approfondite, diventano miti dai quali è impossibile liberarsi. Riguarda tutti, anche le donne naturalmente, ma il mio progetto vuole abbattere il muro di omertà che c’è sulla sessualità maschile e rivolgermi in primo luogo proprio ai maschi.
Inoltre, a parte la nuova produzione poetica che non si ferma mai e che come al solito va ad ondate, sto lavorando ad un altro progetto basato sulla costituzione di un gruppo di lavoro per lo sviluppo delle capacità espressive soprattutto di chi abbia contattato la propria parte creativa anche una sola volta nella vita, perché l’arte è propria dell’essenza umana, non è prerogativa né degli artisti battezzati dai critici né dai falsi miti effimeri creati dal mercato.
L’arte è prerogativa umana e quando un essere umano contatta la propria parte opiùprofonda e riesce ad esprimerla fa arte e a quel punto gli serve solo di trovare e praticare la tecnica che più gli si addice.
Il gruppo è importante per sostenere la ricerca individuale, non per condizionare quindi ma per liberare.
Perché la libertà conduce alla scoperta dell’Amore, che è la dimensione in cui l’essere umano può esprimersi davvero. Se invece si pretende di fare il percorso contrario, si finisce in un vicolo cieco…