lunedì 23 aprile 2012

Intervista a Barbara Bolzan, finalista a Casa Sanremo Writers


1.    

            Lei è uno dei partecipanti al premio Casa Sanremo Writers, con quale opera ha partecipato? Come è nata l’idea di partecipare al concorso?
Ritenevo l’iniziativa promossa da Casa Sanremo Writers e dalla Qulture Edizioni estremamente interessante, anche perché veniva permesso di presentare opere edite in formato elettronico. Così, ho deciso di partecipare con “Requiem in re minore”, il mio terzo romanzo (pubblicato nel 2010 dalla Caputo Edizioni, proprio in formato e-book).


2.     Innanzitutto, se me lo concede le chiederei di dirci qualcosa su di lei, per conoscerla. Da dove viene, che fa nella vita …
Sono nata in provincia di Milano, e ormai sono arrivata al giro di boa dei trent’anni. Ho abbracciato la scrittura come professione ormai da un decennio, e da qualche anno tengo corsi di scrittura creativa nel licei (per le sezioni classiche e scientifiche). La mia “formazione artistica”, se così possiamo chiamarla, è nata invece sui palcoscenici teatrali. Da una forma d’arte all’altra…


3.     Ci può dire qualcosa della sua opera?
“Requiem” è stato un salto nel buio, la mia prima escursione nel territorio prima inesplorato del thriller.
È ambientato nel mondo del traffico delle opere d’arte e parte da un reale fatto di cronaca: il furto avvenuto nel 2004 quando, dal Munch-Museet di Oslo, furono sottratte una delle versioni dell’Urlo e la Madonna. Ho scelto di ambientarlo in città a me particolarmente care (oltre ad Oslo: Milano e Trieste). Dopo mesi di ricerche e numerosi viaggi nella capitale norvegese, ho creato una sorta di “invenzioni plausibili” che potessero colmare le lacune lasciate dagli investigatori al momento del ritrovamento dei dipinti. Una voluta ambiguità iniziale avvolge la mia protagonista e l’arte procede in parallelo con la musica classica, le cui note possono essere lette un po’ come la colonna sonora dell’intero romanzo.


4.     È molto che scrive? Da cosa è nata l’esigenza di scrivere?
Se possibile, a questa domanda preferirei non rispondere.


5.     Che effetto ha avuto e ha la scrittura sulla sua vita? La rende migliore o peggiore?
Montale considerava la scrittura come un surrogato della vita. Non sarei così estremista, ma sicuramente la letteratura sa come arricchire un’esistenza, ed è insieme aiuto e stimolo costante. È come un grande gioco fatto di fatica e sudore. È come un sogno ad occhi aperti, la realizzazione di un obiettivo. Il processo di scrittura ti permette di vivere non una, ma cento vite, di aggiustare ciò che c’è di rotto, di essere chi vorresti; ti concede escursioni stravaganti in posti altrimenti preclusi o proibiti. Io, per mia natura, cerco sempre di spaziare il più possibile, non amo sedimentarmi su un solo genere. Il primo libro, uscito con la prefazione del Ch.mo Professor Ezio Raimondi (dell’Accademia dei Lincei) trattava di un argomento medico. Il secondo, aveva un forte substrato filologico (mutuato dai miei studi e dalla mia passione per la Parola). “Requiem” è un giallo ambientato tra arte e musica.


6.     Come percepisce lei l’esercizio letterario, cioè che ruolo ha la letteratura nel mondo moderno?
Mi piacerebbe credere che la letteratura sia in grado di parlare all’orecchio della gente, di spalancare mondi e raddrizzare ciò che è storto. Purtroppo, non succede spesso. Ben venga allora considerarla come un intrattenimento intelligente, un modo per spegnere il frastuono della televisione e staccare la spina.


7.     Se dovesse definire il suo stile con tre o quattro aggettivi, quali userebbe?
Diretto. Sincero. Ingannevole. Duplice.


8.     Posso chiedere qual è il suo autore preferito? Qual è il suo ideale letterario?
Per anni ho adorato James Joyce e Jorge Luis Borges: hanno rappresentato la vera avanguardia, sono riusciti a spingere la Parola ai confini estremi del linguaggio, svuotandola e colorandola di nuovi significati. Si sono presi gioco della Storia e della Letteratura, lasciando ai critici l’arduo compito di capirci qualcosa… quando invece, probabilmente, alla base dei loro lavori c’è stato “solo” un immenso divertimento. Provo un amore viscerale anche per l’Umberto Eco autore de “Il pendolo di Foucault”. Adoro tutto ciò che riesce ad accendermi nell’animo una scintilla, anche se talvolta rischia di trasformarsi in un pericoloso falò di Sant’Antonio.


9.     Come percepisce l’attuale scenario letterario italiano? Pensa che ci sia sufficiente attenzione agli esordienti?
Gli esordienti appaiono sempre come gli scarti di un grande magazzino, voci deboli e autentiche, cani bastonati che rimangono in un vicolo a leccarsi le ferite e domandarsi quando mai potranno accedere al branco dei lupi. No, purtroppo non trovo che a noi esordienti venga riservata attenzione. Capisco perfettamente le leggi non scritte dell’editoria, che preferisce puntare sull’autore già noto, già pubblicato, così da andare sul sicuro. Questa, però, non è letteratura. È marketing. E raramente il marketin ha qualcosa a che fare con la letteratura. Negli altri Paesi esiste una realtà diversa. In Italia, siamo ancora ancorati al concetto base dell’economia. Non dico che sia sbagliato. Ammetto semplicemente di non condividere un simile modo di pensare.


10.                       Cosa si potrebbe fare per migliorare?
Vorrei che una casa editrice fosse tanto coraggiosa da assumersi qualche rischio. Nessuno di noi è il croco tra le margherite, siamo tutti il quadrifoglio nel campo sterminatp di trifoglio. La speranza di uscire dal coro, però, ovviamente è quella che anima ogni giorno la vita di un esordiente.


11.                       Ha nuovi progetti letterari in cantiere?
In seguito alle richieste dei lettori che si sono appassionati a “Requiem”, sto lavorando ora al seguito (ancora privo, al momento, di vincoli contrattuali). Gli uomini vorrebbero un libro d’azione, le donne puntano sulla storia d’amore. Ho appena concluso il lavoro iniziale di analisi e ricerca. Adesso, comincia la fase due, quando la semplice analisi diventa interpretazione e viene corretta dalla fantasia.
Nel cassetto, inoltre, ho una saga ambientata in un medioevo fantastico –scevro però di elementi magici-, alla quale sono molto attaccata. Il guaio di non fare stampare le proprie opere è che poi si passa la vita a rifarle. Spero di liberarmene presto. Chissà…

Nessun commento:

Posta un commento