domenica 22 aprile 2012

Intervista a Stefano Santarsiere, vincitore del premio Casa Sanremo Writers



1.     Lei è uno dei partecipanti al premio Casa Sanremo Writers, con quale opera ha partecipato? Come è nata l’idea di partecipare al concorso?

Ho presentato il romanzo ‘Ultimi quaranta secondi della storia del mondo’, un thriller ambientato nei piccoli paesi della Basilicata. Sono venuto a conoscenza del concorso grazie alla rete, come gran parte delle opportunità offerte oggi agli scrittori. Credo che se all’improvviso internet scomparisse, probabilmente la seguirei nell’oblio.

2.     Innanzitutto, se me lo concede le chiederei di dirci qualcosa su di lei, per conoscerla. Da dove viene, che fa nella vita …

Sono un trentasettenne di origine lucana, vivo a Bologna dal 1993 e lavoro all’Università. Sono un patito di storie, soprattutto quelle che offrono suspence e misteri. Mi piacerebbe vivere in un romanzo di Dickens, o in un racconto di Bradbury, tipo quelli di ‘Paese d’ottobre’. Ma più spesso finisco ne l’Ulisse di Joyce e mi tocca l’odissea del quotidiano. Come a chiunque di noi.  

3.     Ci può dire qualcosa della sua opera?

La storia inizia con l’omicidio di un prete e finisce con la rivelazione di un segreto ancestrale, legato all’origine stessa dell’uomo. In mezzo, un intrigo che coinvolge diversi personaggi, il loro passato, le loro scelte attuali e future. Il tutto sullo sfondo di una Val d’Agri assolata e misteriosa, dominata dall’icona di un’antica Madonna nera.


4.     È molto che scrive? Da cosa è nata l’esigenza di scrivere?

Scrivo piuttosto regolarmente da quando avevo 16 anni e mi piacerebbe farlo a lungo.  Ho pubblicato un altro romanzo (L’arte di Khem, edizioni Pendragon e successivamente EEE) e racconti in varie antologie collettive. Credo che la scrittura derivi dalla necessità di dare ordine alla nostra vicenda personale, di attribuirle un senso, e dalla proiezione di questo desiderio sul creare e dare senso ai personaggi dei nostri libri. Per il resto, posso aggiungere che sono sempre stato attratto dai meccanismi del racconto, e dal segreto per ancorare un ascoltatore (o un lettore) alla propria immaginazione. Sentirsi raccontare una storia è un piacere irresistibile, che scopriamo fin da bambini, ed è secondo solo al piacere di raccontarla a propria volta.


5.     Che effetto ha avuto e ha la scrittura sulla sua vita? La rende migliore o peggiore?

La scrittura occupa una parte importante delle mie giornate. Non so se le rende migliori o peggiori, a me piace molto e la pratico per questo. Probabilmente lo scrivere ha effetti sulla nostra immaginazione, spinge a una certa curiosità, a interessarsi di mille argomenti legati a ciò che si scrive. Ieri, ad esempio, ero impegnato a descrivere un personaggio femminile e ho speso mezzora a cercare informazioni sui fermagli per capelli utilizzati nell’antica Grecia. Presentare un libro pubblicato offre l’opportunità di conoscere posti e persone che altrimenti non vedresti mai. Magari ti capita di andare a Sanremo perché vinci un concorso…
Questo aspetto dell’attività è molto interessante.  

6.     Come percepisce lei l’esercizio letterario, cioè che ruolo ha la letteratura nel mondo moderno?

Credo non sia così diverso da uno o due secoli fa. La letteratura sopravvivrà a qualsiasi rivoluzione, semplicemente adattandosi. Qualche giorno fa leggevo un articolo di Alan Jacobs su come l’avvento degli ebook non stia cancellando i libri, semplicemente li costringa a mutare pelle, a conformarsi agli stimoli che il nuovo mezzo produce: per esempio portando cambiamenti nello stile o nelle strategie narrative e nell’impostazione di trame e romanzi. Nell’ottocento, all’epoca dei romanzi d’appendice, il problema era quello di spingere il lettore ad acquistare il successivo numero del quotidiano che pubblicava le puntate, per sapere come proseguiva la storia. Oggi molti narratori stanno riflettendo su come ingaggiare l'attenzione del lettore nel primo 10% del testo, cioè la porzione che si scarica gratis e che influenzerà la decisione di acquisto. Questo per dire che il bisogno innato di leggere storie non verrà compromesso dal progresso tecnologico, e la lettura di libri sarà comunque lo strumento privilegiato per far fronte a questo bisogno. Semplicemente cambierà, si adatterà al mezzo che ne accompagnerà di volta in volta il cammino.

7.     Se dovesse definire il suo stile con tre o quattro aggettivi, quali userebbe?

Posso usare anche un avverbio? Essenziale, talvolta ricercato.

8.     Posso chiedere qual è il suo autore preferito? Qual è il suo ideale letterario?

Involontariamente ne ho già citati due o tre. Direi che la forza narrativa di Charles Dickens e l’immaginazione poetica (e spesso inquieta) di Bradbury sono all’incirca i miei ideali. E data la grandezza dei due, mi verrebbe da aggiungere Povero me!
Perché è impossibile eguagliarli.

9.     Come percepisce l’attuale scenario letterario italiano? Pensa che ci sia sufficiente attenzione agli esordienti?

A fronte di una difficoltà generalizzata a comprare e leggere libri, forse dovuta anche alla crisi economica, ci sono molti nuovi e interessanti scrittori in giro. Alcuni forse sopravvalutati, ma nel complesso ho la sensazione che gli esordienti trovino più opportunità che in passato. Spero di non essere troppo ottimista nel dire che se le case editrici ritroveranno il gusto del talent scouting e di scommettere proprio sugli esordienti, sulla loro energia, senza abbandonarli a loro stessi ma aiutandoli a crescere come scrittori, proprio un momento come questo può rivelarsi occasione di rinnovamento per l’intero settore.

10.                       Cosa si potrebbe fare per migliorare?

Non farsi prendere dalla fretta. Le case editrici devono cogliere il talento e scommetterci, lentamente, con passione. E’ un lavoro difficile – perché più spesso che no il talento si presenta in forma grezza; è come un vestito in stoffa pregiata ma con troppi fronzoli, e quindi va disciplinato - ma è il loro lavoro, che esse stesse hanno scelto. Tanto più che c’è l’inedita possibilità di contenere i rischi. Il libro di un esordiente può uscire anche solo in ebook, si possono controllare i riscontri nei concorsi letterari, le recensioni, le vendite, e vedere se l’autore piace senza rischiare pile di carta da spedire al macero.  Poi, se hanno la fortuna di imbattersi in un’opera prima della qualità di Radiguet, magari può essere il caso di investirci su qualche soldo…

11.                       Ha nuovi progetti letterari in cantiere?

Sto scrivendo un nuovo romanzo, spero di concludere la prima stesura entro l’inizio dell’estate.

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