Autore: ERRI DE LUCA
Titolo: I PESCI NON CHIUDONO GLI OCCHI
Editore: FELTRINELLI
Pagine: 115
Prezzo: 12 €
RECENSIONE
L’importanza della parola, frammista tra “spazi lunghi di silenzio” risuona tra le pagine dell’ultimo libro di Erri De Luca “I pesci non chiudono gli occhi” Feltrinelli editore. La propria infanzia, quei dieci anni di sabbia e di pesca, rivissuti all’ombra dei ricordi vividi che si riallacciano ai momenti della propria vita di adulto, sembrano creare un ponte tra il silenzio , pieno di mistero, e la voce che si districa tra i muri di una città diversa, tra le grida di rivolta e gli ansiti soffocati di un sentimento nascente. La spiaggia dei pescatori rappresenta il punto fermo, la serenità di momenti in cui si permette al corpo di crescere, anche attraverso i colpi inferti ingiustamente – perché “dovrà venire un corpo nuovo” - diventa una palestra di vita su cui costruire un proprio sé, lontano dall’apparenza e privo di un ruolo da esibire necessariamente. Il risuonare dei fuochi d’artificio a cui il protagonista bambino si sottrae perché si ripeterà nella vita vera, nel fragore dei colpi in guerra, retaggio antico attraverso i racconti di sua madre, sola eppure protagonista della propria esistenza, incarna in un certo senso quella “voce” che si sentirà chiara o soffocata, protettiva o a tratti aggressiva in tutto il racconto, ma soprattutto quella “voce giusta” che lo trattava da persona e non da bambino. La Parola diventa una sorta di “passaggio di consegne” tra i “pensieri che se ne vanno con le onde” e la realtà da vivere, si tratta di parole spesso non dette mascherate da ritrosia o da desiderio di guardare con gli occhi aperti la realtà, che spesso travolge. E “le lacrime antiche di impotenza” richiamano al muto ricordo assenti che hanno bisogno di una voce che li faccia vivere, per non farli disperdere nel fragore di una vita vissuta di corsa che non lascia spazio al silenzio della nostra anima.
Ilde Rampino
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