Il
suo libro “Il silenzio su se stessi” tocca degli argomenti piuttosto contro
corrente. Mentre tutti parlano di cose materiali, economia, finanza, denaro,
lei propone un libro sulla spiritualità. Da cosa nasce questa esigenza?
“
Credo sia un’attitudine caratteriale, un modo di percepire il mondo, di
interpretare la vita. Sono convinta che le nostre esperienze hanno diversi
piani di lettura e anche un dramma contiene il suo aspetto positivo. La
spiritualità è una dimensione dell’uomo con un codice altro, con le sue leggi
di interazione, ma esiste e agisce continuamente nelle nostre vite. Oggi siamo
distratti da quel codice perché si è scelto di affidarsi al tangibile e alla
convinzione che è vero ciò che è dimostrabile. Questo dà sicurezza apparente,
ma gli esseri umani hanno molto di più da dare e ricevere che la semplice
materialità”.
Il
titolo del libro è davvero molto intrigante. Che cos’è il silenzio su se
stessi?
“E’
un viaggio in compagnia della nostra voce più profonda. E’ l’avventura del
coraggioso che si immerge in se stesso tentando di darsi delle risposte. E’ un
suggerimento ad ascoltare se stessi e gli altri e a liberarsi del continuo
rumore degli inutili pensieri che affollano continuamente la nostra mente. E’ l’incontro
con il mondo della diversità culturale che ricondurre all’unicità degli esseri
umani attraverso l’amore per gli altri”.
La
protagonista del suo libro, Miriam, è un essere delicato e indecifrabile, che vive in una dimensione tra
il materiale e lo spirituale. Cosa le ha ispirato la costruzione di questo
personaggio?
“La
contraddizione che appartiene a molti di noi; il voler essere in un certo modo,
ma agire in un altro. Miriam è delicata ma inconsapevolmente forte e in lei ho
voluto incarnare l’esito positivo delle scelte dettate da una convinzione
spirituale. Miriam è una buddista di scuola Ghelupa, per intenderci della
scuola del Dalai Lama, che ottiene forza dalla sua esperienza di allieva di un
lama Tibetano che la instrada e sostiene come un vero maestro spirituale sa
fare”.
Le
lettere che arrivano a Miriam sono un espediente davvero affascinante. Il
destino sembra scegliere proprio lei; che rapporto ha Miriam con il destino?
“Miriam
non crede nel destino, Miriam sa che ogni sua azione costruisce la sua vita, le
relazioni, il suo futuro. E’ consapevole che lei è l’unica responsabile di ciò
che le accade perché è questo che il maestro lama tibetano le ha insegnato e
lei, lo ha verificato di persona. Miriam è una donna adulta votata alla conquista
di se stessa e degli altri attraverso un suo personale codice di interazione,
quello spirituale, appunto.
Miriam
si imbatte nel mondo della Cabala ebraica e questo è uno dei tratti
caratterizzanti del romanzo. Perché ha scelto questo elemento nel suo romanzo?
“Per
la grande curiosità che ho sempre nutrito per l’esoterico, il mistico. Non sono
una conoscitrice di Cabala, ma mi appassiona la grande importanza che
riconoscono alla combinazione di numeri e parole; l’interpretazione di una
simbologia arcaica che riconduce a delle geometrie che probabilmente sono
speculari con alcune forme della nostra interiorità. E’ quel codice dalle leggi
lontane dal nostro tempo, così oscurato da una visione della vita davvero
triste e povera di contenuti che donano senso alla vita”.
Uno
dei personaggi più affascinanti e che non appare mai in modo diretto è quello
di Henry. Ci può dire qualcosa su questa figura e il suo significato simbolico
nel romanzo?
“Lui
è il simbolo della conoscenza che promuove l’amore tra gli uomini. Arriva nel
ghetto ebraico durante 2 guerra mondiale. E’ un bambino senza famiglia e si
materializza tra altri bimbi mentre giocano. Sparisce e riappare in un’altra
terra e la sua conoscenza è la rappresentazione della coscienza del mondo
interpretato attraverso i suoi saggi sulla Cabala di cui fa dono per aiutare
gli uomini ad aiutarsi tra di loro”.
Lei
ha iniziato a scrivere da molto giovane. Perché ad un certo punto ha sentito la
necessità di dare al pubblico questa splendida storia?
“
Mi sentivo pronta per affrontare la valanga di parole che avevo accumulato
negli anni, sovrapponendole a storie che vivevano nella mia mente e sulla
carta, ma non altrove. Non c’è un perché, ho maturato il momento di condividere
e affidare queste storie anche agli altri. Poter viaggiare insieme a qualcuno
attraverso la letteratura è l’esperienza più interessante che si possa fare”.
Ha
progetti letterari per il futuro?
“Si,
sto preparando un nuovo racconto, e ne ho già in mente un altro. La scrittura è
un’esigenza irrinunciabile, è la conciliatrice di ogni tormento interiore ”.
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