venerdì 27 luglio 2012


INTERVISTA A SIMONA RENZI, AUTRICE DI "INTERVISTA CON L'ASSASSINA"


Simona, presentando il libro hai esortato a non fare confusione: qui non si parla di stalking o almeno non solo…

Infatti, nel mio libro non si parla solo di questo. E’ la storia di una donna che subisce ogni tipo di maltrattamento, da quello psicologico a quello fisico, passando anche per lo stalking. Purtroppo è una storia tristemente comune, consumata come tante altre dentro le mura domestiche.

Quando si legge un titolo del genere e la vicenda narrata ha un contenuto così forte viene subito da chiedersi: quanto c’è di autobiografico nel tuo racconto?

Il racconto è ispirato a una storia vera…la mia storia! Ho cambiato nomi e luoghi ma ogni episodio di violenza che descrivo, l’ho vissuto sulla mia pelle. L’assassinio…beh quello nella realtà non c’è stato, ma nella fantasia ho ucciso più e più volte il mio “carnefice”. Un atto liberatorio per esorcizzare la paura con la quale convivo, quella paura che qualsiasi donna che subisce violenza porta dentro il suo cuore, con la quale impara a relazionarsi ma che non potrà mai cancellare.
“Perché con questa penna ti uccido quando voglio” scrive  Guccini in una sua bellissima canzone…ecco, scrivere ti regala questa grande possibilità.

Che tipo di esperienza è stata per te scrivere questo libro?

Quando l’impronta autobiografica è così predominante, scrivere diventa una sorta di psicoterapia. Ho pianto scrivendo “Intervista con l’assassina”, sono stata costretta a rivivere ciò che per anni ho cercato di dimenticare, a fare conto con i “mostri” che avevo sepolti nel cuore. Ma la voglia di raccontare, di raccontarmi è stata più forte delle paure…la convinzione che la mia esperienza potrà essere d’aiuto a tante altre donne, ha fatto il resto.

Ti sei avvicinata recentemente alla scrittura oppure è un mezzo di espressione che ti appartiene già da tempo?

Credo che io abbia cominciato a scrivere ancora prima di parlare. Se devo comunicare un’emozione e renderla fruibile agli altri, la cosa più naturale per me è metterla sulla carta. E’ bellissimo quando sento che la storia comincia a prendere forma dentro la mia mente…ho la stessa sensazione che si prova quando si vede l’innamorato, quel frenetico farfallìo nello stomaco che passa solo quando l’oggetto del desiderio diventa tuo. E io riesco a possedere queste emozioni solo scrivendole.

Hai una tua routine per scrivere?
No, non seguo nessuna routine e nessuno schema. Scrivo di getto, senza ragionarci sopra, comincio e…non ho pace finché non ho finito. Non ricerco parole forbite o periodi arzigogolati, la mia è una scrittura semplice, diretta…l’ho definita una “scrittura emotiva” e per comunicare un’emozione non c’è bisogno di tante parole.

Progetti futuri legati alla diffusione di un tema così scottante come quello di cui parli nel libro?

“Intervista con l’assassina” non avrebbe avuto un senso se fosse rimasto un semplice romanzo, con questo libro volevo dar voce a chi troppo spesso la voce viene tolta e dare un aiuto concreto. Questo mio desiderio in parte si è già realizzato, insieme alla Qulture Edizioni abbiamo deciso di devolvere parte dei proventi del libro al centro Donna LISA di Roma. I progetti che abbiamo sono invece un po’ più ambiziosi:presenteremo una proposta di legge, o meglio una modifica all’attuale, al Parlamento italiano.
      Insomma, continuerete a sentir parlare di noi.

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